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penna.gifIn memoria di Falco Dal Bosco, Geniere alla Vodice nel 1961 riportiamo quanto pubblicato da "IL MONTEBALDO" LXIV - Marzo 2017:



Ricordo di un dramma nella neve Pagine di diario dell’alpino Falco Dal Bosco

Io, Dal Bosco Falco, alpino della compagnia Genio Pionieri TRIDENTINA classe 3° ’38, racconto tramite delle memorie scritte sul mio diario, durante le disavventure del campo invernale, cominciato il 30/01/1961 e concluso il 13/02/1961.
Ci siamo trovati alla caserma Vodice di Bressanone: la mia compagnia, la compagnia Genio Pionieri OROBICA, e la compagnia Genio Pionieri CADORE, per poi cominciare il lungo percorso durato 15 giorni che ha portato alla perdita di un compagno e al ferimento di 18 alpini.

COMPAGNIA GENIO PIONIERI TRIDENTINA BRESSANONE – BOLZANO CASERMA VODICE
G.A. (geniere alpino) DAL BOSCO FALCO CAMPO INVERNALE dal 30/01/1961 al 13/02/1961

Itinerario campo invernale: Partiti il 30-1-1961. S. Pietro di Funes arrivati alla sera dopo lunga marcia e dopo aver cambiato un paio di baracche ci siamo sistemati in una di queste e passata una notte dal 30-1 al 31-1-‘61. Partiti la mattina presto dopo aver preso il caffè e essere stati riforniti di viveri a secco composto di un panetto e una scatoletta di carne e un’arancia con un gavettino di vino nella Borraccia, Passati per S. Maddalena, Passo Brogles mangiato il pasto sopra descritto seduti sulla neve, proseguito poi Ortisei e S. Cristina arrivati a sera tardi, mangiato e poi sistemati in una baracca scassata dove abbiamo passate 3 notti e 2 giorni dalla sera del 31-1 al 3-2 –’61 in questi giorni sono stati fatti campi minati ecc… e mangiato sdraiati sotto i cammion pe evitar che causa la tormenta le gavette si riempissero di neve, e il freddo era sempre intensissimo, il ‘1-2 battuto la pista da sci del Ciampinoi. Messi in marcia la mattina 3-2 col solito caffè e ancora viveri a secco: un panino, e un barattolo di marmellata da un kg, in 25 abbiamo marciato dalle ore 7 alle 17 e siamo arrivati a Colfosco passando per Selva- Passo Gardena, sempre con la neve altissima e le racchette ai piedi. Colfosco rimasti dalla sera del 3-2 fino al mattino dell’ 8-2-’61, sempre negli stessi che durante una notte di tormenta era come si fosse fuori perché la neve sferzava il viso. A dormire si doveva tenere tutte le notti gli scarponi sotto le coperte altrimenti si gelavano. Tutte le sere cambiare le calze perché le scarpe facevano acqua e i piedi pareva che da un momento all’ altro gelassero. La domenica 5-2-’61 c’era una marcia che avrebbe dovuto essere fino sul SassSongher ma a causa della tormenta e stata modificata fino al lago di Campaccio. Partiti all’alba ci si incamminava su per la bianca montagna : alla destra il SassSongher alla sinistra un ‘altra cresta che forma cosi la valle del Sass- Songher la cui cima è alta 3320 m. Si camminava in silenzio incappucciati e con gli occhiali per ripararsi dalle raffiche della neve che spinta dalla tormenta picchiava in viso come sferzate. A un certo momento venne l’ordine di mettere le racchette poiché la neve era altissima, proseguimmo cosi per qualche ora quando ad un tratto si senti un leggero scivolìo e dei gridi di aiuto, una slavina si era staccata seppellendo la squadra di testa, il capitano mezzo sepolto pure lui aveva gridato. Tutti accorsi compresa la pattuglia sciatori, (che e sempre stata in testa) ci siamo dati da fare a tirarli fuori dalla neve, erano tutti sfigurati e neri che si faceva fatica a riconoscerli, qualcuno con dei principi di congelamento agli arti: piedi e mani. Appena estratti dalla neve sono stati aiutati a scendere verso il campo dove quelli che congelavano sono stati portati in un ospedale. Erano tutti in salvo tranne uno, uno mancava, allora con aste di sondaggio racchette da sci ecc… a scavare nella neve per sentire qualcosa, ma niente. Si scavava con le mani con le racchette coi fucili, qualcuno cominciava a congelarsi e l’infermiere si dava da fare, con la pomata anticongelante a fare frizioni sulle parti morse dal freddo. Visto che non si trovava cominciammo a fare lo sbancamento ma la neve era altissima e si procedeva con lentezza malgrado gli sforzi febbrili. Il lavoro procedeva da circa 3 ore quando venne trovato ma era troppo tardi, il povero ISIDORO ULIANA era gia freddo rannicchiato nella neve ferito alla testa dalla canna del B.A.R. che portava sulle spalle, frattanto il sole si fece vedere, per rischiarare una scena macabra, una barchetta slitta trainata da sciatori della S.S.A. del Btg Trento, (avvertiti per radio) scendeva la calma valle bianca (che poche ore prima era un inferno bianco) e tutta la compagnia col pianto in cuore si fermava per mettersi sull’ attenti a fare l’ultimo saluto al passaggio della salma e del suo commilitone. Fu posto nella cappellina di Colfosco e ci rimase fino il giorno del funerale che avvenne il 7-2- al villaggio alpino Tridentina a Corvara dopo di che fu posto su un autocarro militare scortato dal picchetto d’onore e circomdato di ghirlande prese la via per essere portato al suo paese L’8-2 partiti da Colfosco passati per Corvara passo Campolongo Arabba Passo Pordoi abbiamo mangiato a mezzogiorno, il freddo era inteso e si gelava il vino nel gavettino dentro in un locale chiuso con doppivetri, finito il rancio proseguiti fino a Canazei dove abbiamo passato 2 notti in una caserma disabitata 8-2 sera 10-2 mattina Partiti il 10-2- passati per Fontanazzo - Mazzin - Perra – Pozza di Fassa - Vigo di Fassa – Passo Costalunga dormito una notte in truna (tana scavata nella neve) Mattina 11-2 partiti, passati per lago carezza Nova Levante Ponte Nova Cardano Prato Isarco dormito una notte in un fabbricato pericolante senza serramenti e con solai mezzi caduti Partiti al 12-2 Campodasso Ponte Gardena Chiusa dormito in un fienile aperto 13-2 partiti e arrivati a Bressanone alle ore 14 Mangiato al caldo dopo 15 giorni di gelo dopodicchè sistemati in camerata.”



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