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penna.gif RICORDI.


9 LUGLIO 1966

Parto da casa destinazione Roma, Cecchignola, caserma Ettore Rosso, arma del genio, lascio mio padre di 71 anni, adamellino classe 1895, alpino del battaglion Morbegno, mutilato e grande invalido di guerra, molto arrabbiato per 2 motivi: vado nella “buffa“ e faccio il militare, poiché non è ancora pervenuto dal ministero l'esonero dalla leva.

10 LUGLIO 1966

Arrivo alla caserma Ettore Rosso, una bolgia, piu di 5000 militari, tutti che corrono come matti nei lunghi viali e sulle scale della palazzina, si fermano di scatto, salutano, ripartono.
Vengo assegnato alla 1° compagnia allievi ufficiali (cap. Raniero Ranieri) –3° Plotone, “l'armata Brancaleone“ (S.ten.Bianchi). Nella stessa camerata, 9 allievi in perfetto ordine alfabetico, da Arosio a Borri, ricordo: Barbera (palermitano), Aldo Barberi;: Nel 3° plotone i celebri Campari (bitter), Carnielli (biciclette), nonché “doge“ della' università di Padova.
Mi resi subito conto di essere uno dei piu giovani, e dei pochissimi diplomati, fra circa 100 laureati, architetti e ingegneri, piu anziani di me di almeno 3/5 anni. Ricordo le interminabili corse nei viali della caserma sotto il sole agostano di Roma, l'addestramento con l'esplosivo, campi minati, la conoscenza dei mezzi del genio, il montaggio del ponte Bailey, le guardie in caserma un giorno si e l'altro pure, essendo il 3° plotone non degno di andare a fare la guardia nei palazzi della politica, e lo studio quasi maniacale della “libretta“ colore violaceo.
Avendo saputo dal comandante di plotone che gli allievi ufficiali classificati fra i primi 10 del corso, avrebbero potuto scegliere da destinazione per il periodo di sergente auc. Giurai a me stesso che avrei fatto il possibile per riuscirci per poter essere assegnato ad un reparto alpino, e fare un grosso regalo a mio padre.
Appassionanti le esercitazione con gli esplosivi al poligono di Santa Marinella, l'addestramento al vicino poligono con incursione con il passo del leopardo e del gattino nella confinate vigna dei frati domenicani, il corso di ardimento, ed il campo estivo, a fine ottobre, nella pineta di Marina di Alberese alla foce dell' Ombrone.
Unica e indimenticabile la licenza di 4 giorni per le festività dei morti, Partenza da Roma con tradotta militare. Arrivo al mio paese dopo 2 giorni, scendo dal treno saluto i miei famigliari e riparto dopo due ore, in direzione Milano, dove riprendo la tradotta militare, transitando da Firenze nella notte del 2 novembre in concomitanza con la disastrosa alluvione. Non ricordo dopo quanti giorni finalmente arrivammo a Roma.
Essendo quasi sempre di guardia in caserma, poche volte riuscii ad andare in libera uscita, la prima in occasione del giuramento. I superiori si raccomandavano di salutare tutti gli ufficiale che incontravamo per strada; immaginate quanti se ne incontravano alla Cecchignola. Era talmente l'ansia del saluto, che al centro di Roma, probabilmente salutai piu portieri d'albergo che non ufficiali.
La fortuna e la tenacia, vollero che fui uno dei primi 10 allievi del corso; assieme ad altri 7 che scelsero di essere aggregati a brigata alpina, e fra questi i 3 miei compagni di plotone - Barberi -Carnielli - Campari, e tutti e 4 fummo assegnati alla brigata alpina Julia. Immensa la gioia, la vestizione con la diagonale e la consegna del cappello alpino, il Bantam. Cosi almeno ci sembrò.

8 DICEMBRE 1966

Partenza da Roma con tradotta militare dei 4 sergenti auc., direzione Udine, compagnia genio pionieri Julia, arrivo previsto la sera del 9 dicembre.
La veloce tradotta arrivò a Udine solamente a mezzogiorno del 10 dicembre. I 4 sergenti dati per dispersi giunsero inattesi in caserma nel pomeriggio della domenica. In assenza di ufficiali e sottufficiali, fummo spediti in camerata con i genieri, dal caporale di giornata.
Una notte indimenticabile, nella quale fummo oggetto di tutti i lazzi e gli scherzi tipici per le reclute, quali: gavettoni, bianca neve, flessioni, cucu', etc.- Al mattino subito a rapporto dal vice comandante di compagnia Ten. La Monarca, che dopo averci inquadrati come prima cosa che disse, “ dovrete pentivi di essere arrivati qui da noi, con 1 giorno di ritardo“ e poi successe il finimondo quando si soffermò sui nostri cappelli da alpino.
Ci strappo i nostri cappelli e si fece mandare dal deposito vestiari a 4 nuovi cappelli normali da soldato, proibendoci per il futuro di portare il bantam. Successivamente capimmo: a Roma ci avevano dato il cappello da ufficiale della guardia di finanza.
Oggi porto ancora il cappello da alpino, tirato alla Julia.
I primi giorni furono pesanti ed il rapporto con sottufficiali ed ufficiali, non molto felice.
Subito, Carnielli e Campari, tramite i Loro famigliari chiesero ed ottennero di essere trasferiti, ad altri reparti, il primo nell'arma dei carabinieri, il secondo alla compagnia genio della brigata paracadutisti. Aldo Barberi essendo architetto, invece fu subito chiamato presso il comando di brigata.
Rimasto solo iniziai la vita da pioniere.
A novembre anche in Friuli cera stata l'alluvione, quindi fui inviato a Fagagna e in Carnia per la ricostruzione e ripristino di strade e ponti.
A gennaio fui assegnato a Sappada presso la caserma della scuola alpina della brigata Julia, per il ripristino della viabilità minore in previsione della manovra invernale , e come comandante della pattuglia di soccorso alpino. Un particolare, non avevo mai messo un paio di sci ai piedi e per mia fortuna non ce ne fu mai bisogno. Duro e faticoso, ma pieno di soddisfazione con i genieri, fu il ripristino dei sentieri e delle mulattiere e la costruzione di numerosi ponti in legno andati distrutti con l'alluvione, da Sappada sino alla sorgente del Piave.
Unico neo l'aver disobbedito, in accordo con i genieri, ad un capriccio del generale comandate la brigata, in occasione della gara di campionato italiano di sci di discesa libera sulla pista “nera“ di Sappada.-
Tutto il reparto del genio pionieri presente presso la caserma di Sappada, fu punito con una marcia notturna di punizione di oltre 20 chilometri la sera di carnevale. A mezzanotte quando arrivammo al rifugio presso le sorgenti del Piave, la temperatura era di – 15°/16°.-
Ho un ricordo bellissimo dei genieri alpini della “ pio-pio “, negativo dei colleghi sottufficiali e degli ufficiali della compagnia..
Quando ero in caserma, al pranzo di mezzogiorno, per 4 mesi, ho sempre servito a tavola, gli ufficiali e sottufficiali piu anziani di me, allietandoli con le tipiche canzoni della naia. Solamente dopo aver servito il caffè mi era consentito sedermi per il pranzo.
Nei momenti di relax, ed alla sera, con Aldo si andava a mangiare il “musetto“ o la pizza nella birreria Moretti, vicina allo stadio di calcio.-
Non ricordo che la caserma avesse un proprio nome, per tutti a Udine era la “pio pio“.
A fine marzo unica licenza nel periodo alla pio-pio, partenza per casa per l'ordinaria.
Ero felice, lasciavo con animo sereno un ambiente nel quale pur essendomi impegnato, mi sentivo un corpo estraneo. Mai un gesto di umano calore.
Arrivando a casa, per la prima volta incontro mio padre con il cappello da alpino. Nuova destinazione: Bressanone -

APRILE - SETTEMBRE 1967

Con preoccupazione, parto da casa ed arrivo alla caserma del genio di Bressanone a seguito delle notizie non proprio incoraggiante, riportate dalla stampa, per gli attentati dinamitardi di quei momenti in Alto Adige.
Primo incontro con il capitano Renato Pagano, ebbi subito la sensazione di aver conosciuto un ufficiale responsabile, che pretendeva il massimo dai propri uomini, nel rispetto reciproco, aperto e anche disponibile al dialogo.
Successivamente conobbi il tenente Umberto Pescatore, persona piu chiusa e riservata .-
Essendo in quel periodo il cap. Pagano convalescente, e il ten. Pescatore assente per dei corsi roccia, in caserma restavamo come ufficiali io e Aldo Barberi, supportati da un valido gruppo di sottufficiali di carriera.
Sotto la guida del maresciallo Cossu i dei sergenti maggiori Grassi - Santoro e di altri sottufficiali piu giovani, inizia la mia avventura alla Vodice.-
Pochi giorni dopo partii con un gruppo di pionieri per la valle di Marebbe, destinazione Pederu', era metà aprile e c'era ancora la neve. Dovevo attrezzare l'accampamento per l'imminente ripresa dei lavori sulla strada per il rifugio Sennes.
Partendo dalla caserma, mi era stato detto che due cose erano importanti: il palo per la bandiera e la sbarra all'ingresso del campo. Arrivati a Pederu ed individuato il luogo del precedente accampamento, subito con i genieri esegui gli ordini. Unico neo, non avevo chiesto il permesso alle guardie forestali comunali per il taglio alberi, che urlanti in tedesco si presentarono all'accampamento nel pomeriggio. Fortuna vuole che fra i genieri era presente un “traliccio“ che fece da interprete, riuscimmo con diplomazia a risolvere il problema.-
Essendo stati minati o distrutti dai terroristi durante l'inverno i rifugi alpini in gestione al CAI (forse 10), fui incaricato dal capitano di procedere alla ricognizione , in collaborazione con altri ufficiali alpini della brigata, per valutare i danni, individuare il luogo per una eventuale ricostruzione, i materiali necessari ed i tempi di approntamento degli stessi.
Ultimate in pochi giorni le ricognizioni e fatte tutte le considerazione sulla scelta dei materiali, i tempi di trasporta ed approntamento degli stessi e la costruzione dei manufatti in quota, il risultato fu scoraggiante.
Pur utilizzando tutti i muli della brigata, in collaborazione con le compagnie alpine della brigata, e con un adeguato numero di genieri, il tempo minima necessario per completare l'operazione non poteva essere inferiore a 3/4 anni.
Questo tempo dal colonnello Donati, capo di stato maggiore della brigata, presente all'incontro, fu ritenuto eccessivo poiché si doveva garantire la presenza in quota dei militari durante l'inverno successivo. Proposi l'utilizzo degli elicotteri AB 204 che avevo visto parcheggiati in un prato, passando da Dobbiaco durante un sopralluogo al Montelmo con il colonnello Donati.
Silenzio, ero certo di aver detto la solita cavolata. Non fu cosi.
Furono ordinate le baracche Morteo, trasportate da Ovada a Bressanone, la prima presso la caserma Schenoni, ove i genieri fecero pratica per il montaggio.
I genieri salirono in quota per iniziare i lavori di sbancamento per la preparazione delle fondazione delle baracche. Mi furono messi a disposizione 4 elicotteri, che tutti i mercoledì, con base a Campo Tures e Dobbiaco, iniziarono il trasposto di esplosivi, cobra, sabbia, cemento, ferro, legname e per finire le baracche. Unico neo: il rifiuto dei piloti di trasportare in quota i detonatori. Fui costretto, essendo l'ufficiale responsabile a salire a piedi per portare i detonatori a tutti gli accampamenti.- Successivamente ho saputo che prima dell'inverno tutte le baracche programmate furono montate.
In caserma restai poco, essendo anche a Pederu' per la costruzione della strada fra il 1° e 2° tornante, ed in giro per il brillamento di massi, per conto dei civili, principalmente nella zona di Plan de Corones.
Il 24 giugno il capitano Pagano fece rientrare in caserma alla Vodice la maggior parte dei reparti in distaccamento, per celebrare la festa dell'arma del genio. Purtroppo il giorno successivo arrivò la notizia della strage di Cima Vallona. La tristezza e la rabbia per la morte dei commilitoni accomunò tutta la compagnia. Un nostro reparto era da poco sceso dal Montelmo, luogo non molto distante da quello della strage.-
Il Ten. Pescatore, un giorno convinse il capitano Pagano a rimanere da solo in caserma un fine settimana e concedere ai suoi 3 ufficiali subalterni 36 ore di licenza.
Un tour de force: partenza da Bressanone alle ore 12,00 con la macchina di Pescatore. passo Mendola, Tonale, Aprica, Valtellina, ed arrivo a casa mia a Bellano all'ora di cena, festa in famiglia. Pernottamento a Calliano presso la casa estiva dei genitori di Aldo. Mattinata partenza per Milano, stadio San Siro per assistere alla partita Inter (Aldo) – Napoli (Pescatore). Il sottoscritto juventino, indifferente alla partita. Rientro in serata a Bressanone.
I primi giorni di settembre mi trovavo a Pederu' per seguire i lavori della strada, quando il capitano Pagano mi convocò in caserma per comunicazioni urgenti. Trepidante mi precipitai a Bressanone, temendo una brutta notizia da casa. Entrai nell'ufficio del capitano, che mi consegno un fonogramma che arrivava dal Distretto Militare di Como che mi comunicava che il Ministero aveva accolto il mio ricorso e che quindi potevo presentare Domanda di esonero dal sevizio militare. Visti i pochi giorni che mancavano al congedo, risposi al capitano che forse non era il caso di fare la domanda di esonero.
Di rimando all'ora il capitano Pagano mi propose di fare domanda di ferma in servizio permanente effettivo. Ne fui lusingato, ma il mio pensiero fu per mio padre che pochi giorni prima aveva compiuto 72 anni, a malincuore risposi di no, deludendo forse il mio superiore.
Rientrai a Poderu', sino a quando non fui richiamato alla Vodice per fine naia.(cosi speravo).-
La sera della vigilia della partenza, con Aldo Barberi compagno per 15 mesi di naia, ci siamo consessi un luculloso pranzo di commiato in un vecchio ristorante di Bressanone dove consumai il celebre piatto dell'elefante.-
Partivo lasciando alla Vodice tanti amici e compagni di una avventura irripetibile, ufficiali - sottufficiali - genieri, di un periodo della mia giovinezza, fra i piu belli.

AGOSTO 1968

A fine luglio del 1968, con sorpresa ricevo l'invito da parte del comando brigata Tridentina, per partecipare, a metà agosto, ai festeggiamenti per l'inaugurazione della pista di atterraggio aerei leggeri, la piu alta d'Europa, sull' altopiano di Sennes. Invito immeritato poiché, mai partecipai ai lavori per la pista. Rividi volentieri il colonnello Donati, capitano Pagano, tenente Pescatore e diversi sottufficiali della compagnia, oltre che ad Aldo Barberi e Cattiodoro.

MAGGIO 1973

Inaspettata nel corso del mese di aprile del 1973, arriva la cartolina dal distretto militare di Como: presentarsi alla caserma Ettore Rosso a Roma -reparto corsi vari – per corso di aggiornamento entro le ore 8,00 di lunedì 30 aprile.
Partecipanti al corso circa 40 sottotenenti di complemento appartenenti a diversi corpi: io unico col cappello d'alpino.-
Non ricordo se rimasi a Roma tre o quattro settimane, una noia rispetto alla vita movimentata e avventurosa alla Vodice.
Unico lato positivo, nella quarta settimana, con il pomeriggio libero da impegni in caserma, potei visitare la capitale, recuperando le mancate libere uscite del 1965.

MAGGIO – LUGLIO 1977

Ai primi di aprile arriva una nuova cartolina dal distretto militare di Como.
Devo presentarmi la prima domenica di maggio a Pinerolo – Abbadia Alpina - caserma genio pionieri brigata Taurinense, per un periodo di addestramento di 3 mesi .-
Non pochi problemi in ufficio con il mio titolare.-Venerdì sera saluto i colleghi in ufficio, mi avvio a prendere il solito aliscafo che mi porta a casa, e passando davanti all' edicola leggo in prima pagina sul giornale “La Notte“: alluvione nel pinerolese.
Mi son detto: cominciamo bene.
Domenica parto presto da casa, e nelle prime ore del pomeriggio mi trovo davanti alla caserma ad Abbadia Alpina. Un piccolo edificio, con davanti un enorme parcheggio, pieno di utilitarie fiat..
Mi presento all'ingresso e vengo subito accompagnato dal comandante di compagnia, capitano Antonelli, che con alcuni ufficiali e sottufficiali stava organizzando gli interventi di soccorso per la popolazione.
Dopo una breve presentazione, vengo subito coinvolto all'argomento principale della discussione.-
La posa di 3 ponti Bailey, nei comuni vicini a seguito della caduta di ponti, importanti per la viabilità locale.
Problema: nessuno della compagnia, aveva mai visto un ponte Bailey, poiché da anni il materiale era stato passato dal genio militare, in dotazione ad Anas. Mi fu chiesto se ne avessi montati ed alla risposta affermativa pur facendo presente che erano passati piu di 10 anni, subito il capitano mi passò la famosa libretta viola e mi disse: si rinfreschi la memoria poiché domani mattina dobbiamo mandare gli automezzi a Gattinara a ritirare il primo materiale.
Non fu facile addestrare i pioniere nel predisporre le basi sulle testate del ponte, il trasporto delle traverse e dei pannelli, dell'impalcato ed il lancio del ponte sull'interruzione con l'aiuto degli automezzi. Con soddisfazione, molta fortuna e senza incidenti, in una decina di giorni costruimmo i tre ponti.
Dormivo in caserma ed una delle prime mattine, molto presto, ero affacciato alla mia camera e vidi sfrecciare nel cortile della caserma a breve distanza una dall'altra un centinaio di ombre.
Erano i genieri che rientravano di nascosto in caserma dopo aver passato la notte a casa. Capii il perché dell'immenso parcheggio davanti alla caserma.
Sino a circa metà giugno mi occupai con i genieri del ripristino della viabilità ripristinando strade e ponti secondari; lavoro da protezione civile.
Ai primi di giugno il capitano Antonelli, mi informò che il giorno 15 avrei finalmente iniziato l'attività addestrativa: mi veniva affidato il comando della compagnia per il programmato “campo estivo“.
Da Bobbio Pellice, passando per il Monviso, sorgenti del Po, Oncino, Casteldelfino, valle Maira, valle Varaita, Pelvo D'Elva (che nevicata quel pomeriggio, costretto a richiedere al comando delle operazioni a Sampeyre, l'invio con elicotteri di vestiario e materiale invernale), Frere, Pontechianale, Accelio, colle della Maddalena, arrivo ad Argentera.
20 giorni di campo estivo, con 21 marce, compresa quella notturna .-
Bella esperienza, luoghi splendidi, sconosciuti ed in parte selvaggi poiché abbandonati da tempo dalla popolazione locale. Ho sentito il peso della responsabilità di garantire la sicurezza ai miei pionieri.
Rientrato in caserma iniziai l'addestramento per la manovra a fuoco con gli altri reparti della brigata Taurinese.
L'addestramento era rivolto principalmente all'uso di una nuova arma controcarro, un missile filo guidato, Milan.
Purtroppo il mio rapporto è stato, come sempre, ottimo con i genieri, meno con i miei colleghi ufficiali, poco presenti, e principalmente con il comandante di compagnia, poco incline a prendere decisioni con responsabilità e sicuramente piu portato a frequentare il poligono di tiro.
Mi segnalò ai superiori con una nota di biasimo, poiché mi ero rifiutato di accompagnarlo al poligono di tiro una domenica pomeriggio. Preferii andare a visitare la celebre abbazia di Staffarda.-
Alla fine di luglio rientrai a casa, pronto a riprendere il lavoro.
In totale 19 mesi di di naia, da pioniere, geniere poi diventato alpino.
La storia recente mi ha portato a conoscere Angelo, anima dei nostri incontri, che una sera di alcuni anni fa mi telefonò per invitarmi al raduno ad Affi, consentendomi di ritrovare vecchi amici, Renato, Umberto, Aldo, e trovarne di nuovi, molti.-

Marioantonio Bernasconi



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